La visita all’ex manicomio di Volterra è intensa e davvero molto interessante, un’esperienza da ricordare. Per altre belle escursioni in Toscana, vai a questo link.
Non è possibile visitare il complesso del vecchio manicomio senza partecipare a una visita guidata, periodicamente vengono inserite date disponibili da associazioni locali che consentono di vedere da vicino diversi edifici insieme a un accompagnatore che condivide anche storie e racconti del manicomio e dei suoi ospiti. Noi abbiamo prenotato il tour con l’associazione Inclusione Graffio e Parola (https://www.inclusionegraffioeparola.it/visite-guidate/ ) ed è stata una visita profonda ed emozionante, che ci ha dato molto su cui riflettere.
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In realtà, parcheggiata l’auto nelle vicinanze della nuova area ospedaliera, è già visibile dall’esterno una struttura abbandonata e invasa dalla vegetazione che ci lascia presagire quanto ci accompagnerà per il resto del pomeriggio: suggestione, tristezza, abbandono, speranza.
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La storia del Manicomio
Il Manicomio di Volterra era una struttura davvero a sé stante, quasi indipendente dalla città di Volterra. Costruito nel 1888 all’interno dell’ex convento San Girolamo, si è esteso fino a occupare un’area vastissima. Diversi edifici trovavano posto nella zona, colonie agricole, orti e campi, fino a creare una vera e propria comunità quasi autosufficiente. Nei primi decenni del Novecento sono state seguite metodologie e terapie innovative per l’epoca, come la terapia del lavoro e la limitazione dei metodi di contenzione degli “alienati”.
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La nostra visita al Manicomio
Cominciamo a salire sulla collina, il cielo è limpido e sereno, ma le costruzioni vuote e fredde, tutte invase prepotentemente da tronchi, fogliame e radici, che in molti casi sono riusciti a incrinare e far crollare pareti di mattoni che giacciono in macerie abbandonate alle intemperie.
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Incontriamo numerosi muri ricoperti di graffiti, la mano dei writers è riuscita ad arrivare oltre i limiti consentiti dalle norme di sicurezza. Parole che emergono potenti come un lamento o una domanda, immagini ironiche e infernali una accanto all’altra, sembra quasi che sentimenti e stati d’animo abbiano preso forma da mani ignote sui muri freddi.
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La figura dell’artista Oreste Fernando Nannetti
Ci addentriamo nel cortile di un edificio molto ampio che scopriamo essere il reparto giudiziario. Qui le pareti non sono scritte, ma incise dalla mano, o meglio dalla fibbia del panciotto di uno degli ospiti di questa desolata struttura: il romano Oreste Fernando Nannetti.
Un personaggio dalla storia triste come tante altre che si sono susseguite al suo interno, la sua infanzia lo vede, già a 10 anni, ospite di una struttura per persone affette da problemi psichici. La sua permanenza nel manicomio è durata dal 1958 fino all’anno della sua morte nel 1994.
In questo arco di tempo ha realizzato un’opera di arte brut dalle dimensioni importanti: un graffito lungo 180 metri e alto 2 all’esterno del padiglione Ferri e un altro graffito lungo 106 metri sulla ringhiera della scala dell’ospedale. Centinaia e centinaia le lettere scritte. Nannetti si firma Nof, Nanof, Nof4 e si definisce scassinatore nucleare, colonnello astrale e tante cose diverse e immaginarie.
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Proseguiamo le visite fino ad arrivare ad altre palazzine dalle pareti crollate, porte e finestre divelte dall’incuria e dalle intemperie, le condizioni in cui attualmente versano le rendono particolarmente spettrali e desolate. In uno dei viali di accesso, circondata da alberi dalla chioma rigogliosa decisamente sfoltita dall’autunno, giace abbandonata una sedia a rotelle piena di ruggine e foglie cadute dello stesso colore.
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Le ultime tappe al Cimitero Sanfinocchi e al Museo Lombroso
Penultima tappa prima di risalire in macchina, il Cimitero Sanfinocchi, il cimitero del manicomio dove le persone abbandonate e senza famiglia trovavano il loro ultimo riposo. Passeggiare accanto alle piccole e semplici lapidi dai nomi assenti o sbiaditi dal tempo, è un percorso di dolorosa solitudine. La mezza giornata di visite si conclude nell’interessantissimo Museo Lombroso che contiene e racconta oggetti, foto, storie del Manicomio e dei suoi pazienti, insieme a una parte del graffito di Nannetti che è stata recuperata.
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Hai mai avuto occasione di visitare un ex manicomio? Ti piace esplorare edifici abbandonati? Hai qualche meta da consigliarmi? Fammelo sapere nei commenti!
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