Una piovosa e uggiosa mattinata autunnale è stata lo scenario perfetto per visitare l’ex ospedale psichiatrico di Maggiano, i locali abbandonati del manicomio sulle colline toscane che si trovano a neanche 10 km da Lucca.

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Questa visita al manicomio di Maggiano arriva dopo la visita a un altro famoso ex ospedale psichiatrico toscano, quello di Volterra, che si trova invece in provincia di Pisa e di cui ho raccontato in questo articolo Il manicomio di Volterra, tra edifici abbandonati e arte brut. Avevamo trovato così interessante la visita, da decidere di replicare raggiungendo Maggiano.

Continua a leggere per approfondire la storia di questo manicomio, per scoprire come organizzare la visita e come mai è così legato alla figura del grande scrittore viareggino Mario Tobino.

La storia dell’ex ospedale psichiatrico di Maggiano

La storia della struttura del manicomio di Maggiano comincia nel 1402, quando era un monastero dell’ordine agostiniano dei Canonici Regolari Lateranensi. Nella seconda metà del XVIII secolo viene soppresso e adibito a struttura per il ricovero e la custodia dei folli su richiesta della Repubblica di Lucca a Papa Clemente XIV.

Nel 1773 vengono qui trasferiti 11 pazienti provenienti dal Carcere cittadino della Torre e comincia la storia dello Spedale de’ Pazzi, come riportano alcuni documenti.

Si dice che il manicomio di Maggiano sia stato collocato fuori dalle città perché non vi arrivassero le urla dei malati.

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Nella prima metà del XIX secolo Maggiano si apre all’utilizzo di terapie riabilitative che prevedono le attività manuali, prevalentemente agricole o di pulizia e nella seconda metà del XIX secolo la struttura di Maggiano cresce in modo significativo quando vengono edificati nuovi padiglioni.

Con un totale di 25 padiglioni, il manicomio diventa sempre più imponente: si dice che nei periodi di massima attività sia arrivato ad ospitare 1400 malati.

La nostra visita a Maggiano

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La visita è stata prenotata attraverso la Fondazione Mario Tobino, che prende proprio il nome dallo scrittore viareggino la cui vicenda personale e lavorativa è tanto intrecciata a quella del manicomio di Maggiano e più avanti scopriremo il perché. Si possono consultare date e orari delle visite a questo link, dove è possibile prenotarsi.

La visita di gruppo è stata molto interessante, guidata da un ex infermiere di Maggiano che vi ha lavorato nei suoi ultimi anni di attività. Attraverso una passeggiata di circa due ore abbiamo percorso insieme i luoghi più significativi e forse meglio conservati del manicomio di Maggiano.

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Mi colpisce subito la differenza tra Volterra e Maggiano: mentre nel primo caso il manicomio è stato soggetto a numerosi atti vandalici che hanno ricoperto le pareti esterne (ma anche interne) di graffiti, il secondo sembra essere stato in gran parte risparmiato. In alcuni punti si ha quasi l’impressione che tutto sia stato lasciato come durante l’ultimo giorno di attività.

Passeggiare tra le stanze vuote e silenziose dove riecheggiano solamente i nostri passi, è davvero emozionante. Respiriamo tanta tristezza e solitudine.

Molto suggestivi gli esterni che attraversiamo: il Chiostro del pozzo, il Chiostro della divisione femminile, il Chiostro della divisione maschile.

Entriamo anche nella chiesa del manicomio di Maggiano e nella sala dove venivano effettuate le radiografie. Il manicomio di Maggiano era infatti una struttura completa che al suo interno ospitava tutte le sale e la strumentazione necessarie per le cure dei malati senza che dovessero recarsi in strutture esterne per venire seguiti.

Vediamo anche le cucine che trovo a modo loro inquietanti, sarà la loro dimensione, sarà la vegetazione che vi è cresciuta sotto, sarà la cupola di vetro che le sovrasta…a voi il verdetto.

Per ultimo, visitiamo l’area dedicata alla pittura, dove i malati potevano dedicarsi alle arti espressive dove sono stati raccolti i dipinti fatti dai malati e probabilmente anche da qualche visitatore abusivo. I colori vivaci che li caratterizzano stonano davvero con lo stato di abbandono del luogo.

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Mario Tobino, medico-scrittore

Ci siamo infine spostati in Casa Medici, la sede della Fondazione Mario Tobino, dove abbiamo visto l’esposizione relativa alla storia della psichiatria dall’800 fino ai giorni nostri e i locali dove viveva Mario Tobino.

Non tutti sanno che il famoso scrittore poeta romanziere, tanto attivo durante la seconda guerra mondiale, membro della Resistenza partigiana contro i nazifascisti in Toscana, ha abitato nell’ospedale psichiatrico per oltre quarant’anni, dirigendo la sezione femminile di Maggiano.

E a me, che ho sempre amato visitare le case degli scrittori che osservo con grande curiosità e interesse per scoprirne personalità e carattere, vedere le due piccole stanzette arredate in modo semplice ed essenziale, lascia senza parole. Un letto, una scrivania, la libreria, una bacinella per lavarsi.

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In queste due stanzette sono state composte: Le libere donne di Magliano, La brace dei Biassoli, Il clandestino, Per le antiche scale e La bella degli specchi. Magliano è un riferimento al manicomio di Maggiano.

Mario Tobino era contrario alla chiusura dei manicomi realizzata in seguito alla Legge Basaglia nel 1978 che ha posto fine all’attività dell’ospedale psichiatrico di Maggiano nel 1999.

La cupa malinconia, l’architettura della paranoia, le catene delle ossessioni esistono anche se si chiude il manicomio.

Mario Tobino

E tu hai mai visitato un ex ospedale psichiatrico? Dove? Che emozioni ti ha lasciato questa esperienza? Fammelo sapere nei commenti!

Author

Nata a Pisa nel 1990, nella stessa città mi sono laureata in Studi Internazionali e attualmente vivo, lavoro e ho sposato Dario. Amo i giochi da tavolo con gli amici, leggere, scrivere, cucinare piatti etnici, oltre che viaggiare, vicino e lontano: la mia più grande passione.

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